Inaudito…..Beethoven
Inevitabile partire dal confronto con Mozart. Basterebbe confrontare i due funerali per capire quanto questi due personaggi fossero differenti: se infatti il genio di Salisburgo muore in povertà e solitudine (deposto in una fossa comune), Beethoven viene salutato da tutta Vienna come un grande personaggio, una sorta di eroe nazionale, un personaggio che ha lasciato un segno profondo.
Che mai avrà fatto?
Quali sono le ragioni di un così diverso trattamento?
Forse sarà stato più bravo di Mozart? No sicuro.
Forse più trattabile e responsabile? Nemmeno, Ludwig era burbero, arrogante ed egocentrico, a volte intrattabile.
Forse più simpatico? Neanche per idea, sapeva essere una vera carogna.
Ma la gente non può fare a meno di sentirlo
Dentro la sua musica c’è come una calamita. Una sua sonata per pianoforte, un suo concerto, una sua sinfonia è in grado di prenderti e di farti fare uno strano viaggio: un viaggio dentro al tuo cuore. Senti Beethoven ed è un tuffo al cuore.
Chi mai sarà ?
La passionalità della sua musica creava molta curiosità, a volte addirittura scandalizzava. Non erano poche le persone che ritenevano sconveniente la musica di Beethoven, soprattutto per i giovani, proprio perché troppo palpitante ed emotiva.
“Devo smettere di ascoltare questa appassionata, altrimenti so che non riuscirei più a portare a termine la mia rivoluzione” (Lenin)
Beethoven ha la capacità di mettere a nudo il nostro cuore perché ogni nota vibra di passione per la grande avventura che è la vita di ciascuno e per tutto il mondo.
Perché è così “serio”? E’ un romanticone”?
Tutte le sue opere nascono dall’entusiasmo per una donna, per i grandi uomini del suo tempo, per le grandi passioni, per gli ideali: Ludwig abbraccia con baldanza ogni circostanza che appassioni la vita dell’uomo, dando tutto se stesso.
Ma ogni brano deve, prima o poi, avere una fine, così come i grandi ideali politici, o gli amori più cari: tutto ciò che è umano sembra destinato a finire. E per Ludwig questo non era un andar dietro alla nuova moda di una “visione” romantica dell’ uomo prigioniero del proprio infelice destino, ma era il dramma che viveva quotidianamente dovendo fare i conti con un padre ubriacone, con la perdita della madre, con la grande delusione del crollo delle idee in cui credeva, con il tradimento di tanti amici, con gli amori non corrisposti, con i grossi problemi di salute.
Sono sordo!
Leggiamo un tratto della lettera che Ludwig scrive a questa donna misteriosa, conosciuta come “Immortale Amata”:
“Mio angelo, mio tutto, mio io… non celare mai a me. Anche a letto i miei pensieri corrono a te, mia immortale amata, lieti, talvolta, poi di nuovo tristi, in attesa di sapere se il destino ci esaudirà. Oggi, ieri, che struggente desiderio, fino alle lagrime, di te, di te, te vita mia…
Oh, continua, continua ad amarmi, non disconoscere mai il fedelissimo cuore del tuo amato. Eternamente tuo, eternamente mia, eternamente l’uno dell’altra” (Ludwig van Beethoven, 6-7 Luglio 1812)
Da queste righe si può intuire quanto Beethoven desiderasse essere amato, quanto attendesse una presenza pienamente corrispondente all’attesa del proprio cuore.
Tutta la sua musica è carica di questa attesa, di struggente desiderio, quel desiderio di felicità, di amore, di verità, di bellezza che è nel cuore di ogni uomo.
Per questo la musica di Beethoven è così coinvolgente e affascinante oggi: descrive il grande tentativo di ognuno di noi di trovare qualcosa che non finisca (immortale amata), che compia la vita, e lo fa in modo diretto, senza compromessi, guardando in faccia il destino (come sentiremo nella V sinfonia).
La sua musica descrive ciò che desideriamo anche noi, per questo lo sentiamo particolarmente vicino.
La sinfonia era stata per Mozart e per Haydn (come per tutti i classici) una delle tante forme strumentali.
Per Beethoven la sinfonia è il grande campo in cui esprime tutto sé stesso.
Ogni sinfonia è una sfida esaltante per tutti: per chi ascolta, per chi suona, per chi dirige.
Le 9 sinfonie che egli ci consegna sono il cuore della sua produzione e pilastri di tutta la storia musicale (e non solo).
SINFONIA N° 5
Siamo di fronte a uno dei più grandi capolavori della storia umana (come se fosse la Divina Commedia o la Cappella Sistina…)
Beethoven la scrive dal 1804 al 1808 (38 anni), quando la sordità è ormai avanzata e la sua ricerca di verità è sempre più accesa e drammatica
La V sinfonia rappresenta la rivoluzione compiuta che Beethoven ha operato:
a) Nella forma: sinfonia molto estesa rispetto alle consuetudini dell’epoca.
b) Nell’organico: allarga notevolmente il numero di strumentisti, per la prima volta inserisce i tromboni in un una sinfonia.
c) Nei mezzi espressivi: incredibilmente monocellulare il primo movimento, estremamente espressivo il secondo, incomprensibile il terzo, trascinante il quarto
Ludwig disse descrivendo il primo movimento: “E’ come il destino che bussa alla porta”.
Il destino, ovvero ciò per cui siamo fatti, lo scopo della vita di ciascuno di noi : di questo tratta questo brano .
Beethoven ci fa guardare nel profondo della nostra vita: ascoltiamolo cercando di mettere in gioco il più possibile il nostro cuore.
All'epoca quello che fece scalpore fu proprio questo passaggio qua, cioè il passaggio del miracolo, e accade il cambiamento. Punto e basta. Accade misteriosamente, senza un filo logico dal punto di vista musicale, senza una modulazione ben preparata, senza la necessità che questo emerga consequenzialmente da una causalità e una direzione precisa. Nel fondo, dove ha toccato il fondo, dove non vive più, non ha più energie, non ha più forma, non ha più ritmo, non ha più melodia, rinasce.
SINFONIA N° 6
“Poiché Dio non è materiale, è al di là di ogni concezione; non essendo visibile, non può rivestire alcuna forma. Ma da quello che osserviamo delle sue opere, possiamo dedurre che Egli è eterno. Io sono beato e felice, quale splendore, Signore! In queste valli, in queste altezze è la pace, la pace che occorre per servirti.” (Ludwig van Beethoven, Ottobre 1813)
La VI Sinfonia viene scritta da Beethoven in uno dei periodi più belli della sua vita, si chiama Pastorale poiché descrive le sensazioni e i sentimenti destati nel vivere, dalla natura in quanto creata.
Eppure, nella tranquillità e serenità totale di questa sinfonia irrompe la tempesta (è proprio il sottotitolo dell'ultimo movimento).
Perché Beethoven ha voluto descrivere una tempesta nella sua sinfonia più solare ? Possiamo credere l'abbia fatto per descrivere se stesso: Beethoven sente che la tempesta, per cui il dolore, la sofferenza, il peccato, è una condizione in cui la vita può ricadere in ogni momento. E quando la tempesta viene e passa, tutto finisce nella dolcezza delle cose che sono fatte.
La dolcezza delle cose : una positività che ha l’ultima parola su tutto. La tempesta passa e lascia lo spazio ad un motivo semplicissimo e pieno di letizia. Come quando uno se la passa davvero brutta, crede di affogare dentro la vita e, quando non se l’aspetta più, qualcuno gli tira su la testa, e riprende a respirare a pieni polmoni, ritorna a vedere le cose chiaramente.
La gioia: l’ultima parola, per Beethoven, sulla propria vita e sul mondo.
Come a dire che il sacrificio, il limite, il dolore, sono condizioni necessarie per essere felici: è l’atteggiamento di un uomo che prende sul serio il proprio desiderio.
E comprenderemo la musica che Beethoven ci ha donato quando l’ascolteremo con il cuore.