ALTO MEDIOEVO
Nell’Alto Medioevo si viveva nell’angoscia di incorrere nel peccato e si viveva il forte contrasto tra anima e corpo, fra terra e cielo. Da un lato c’erano gli angeli, la vita ultraterrena e l’anima, dall’altro il corpo e la natura umana. In particolare la donna veniva vista come un simbolo del male, causa del peccato e perciò non si faceva mai riferimento a lei né in letteratura e neppure nelle varie arti figurative. La sua bellezza non era da lodare ma solo da condannare in quanto impedimento per l’uomo di innalzarsi a Dio.
XII – XIII SECOLO: amor cortese
Col passare del tempo però, tale concezione pessimistica cominciava ad attenuarsi. Dal XII secolo, si sviluppa una concezione laica del mondo e anche l’amore non viene più visto come peccato, la donna non è più rappresentata come un demone ma come creatura sublime che innalza l’uomo a Dio.
È questa la concezione dell’amore cortese e Andrea Cappellano nel suo trattato “De amore”, fissa le regole dell’amor cortese incentrato sulla cavalleria d’amore (generosità, lealtà, devozione). In particolare l’amore viene visto come un rapporto di vassallaggio tra amante e amata. Si fa una netta distinzione tra matrimonio, che viene visto come un contratto, e amore, che può verificarsi solo al di fuori di tale contratto; vi è uno stretto rapporto tra amore e gentilezza, perché quest’ultima non viene più paragonata alla nobiltà di sangue ma alla nobiltà d’animo. Inoltre nell’amore cortese l’amante è impossibilitato a soddisfare il suo desiderio, che non è platonico ma è desiderio carnale, in quanto la donna amata viene vista come irraggiungibile.
Con il poema Roman de la rose Jean de Meung, prima romanzo cortese sull'amore, diventa poi compendio poetico di tutta la conoscenza
La donna nella letteratura italiana
1a parte: Alto Medioevo-XIII secolo
DANTE
Beatrice sarà la donna salvifica per eccellenza, e Dante ne fa l’eroina di tutta la sua produzione amorosa. A cominciare dalla Vita Nova, infatti Beatrice si impone fin da subito come modello femminile e via via la sua perfezione raggiunge livelli eccezionali che con la sua morte verranno amplificati fino a farla diventare la donna beata della cantica del Paradiso.
Beatrice si configura prima come donna comune, che si nega al giovane poeta creando dolore e frustrazione, poi diventa un’apparizione ed infine giunge allo stato di spirito perfetto del quale lo scrittore propone di trattare più in avanti una volta che lo studio gli permetterà di elogiare pienamente la donna. L’immagine di Beatrice verrà ripresa nella Commedia e sarà il motivo della salvezza di Dante.
IL DOLCE STILNOVO
Il dolce stil novo è un importante movimento poetico italiano che si è sviluppato nella seconda metà del Duecento, e influenzerà parte della poesia italiana fino a Petrarca. Si caratterizza per una profonda ricerca verso un'espressione raffinata e "nobile" dei propri pensieri, e portando in tal modo la tradizione letteraria italiana verso l'ideale di un poetare ricercato e aulico. Nascono le rime nuove, una poesia che non ha più al centro soltanto la sofferenza dell'amante, ma anche le celebrazioni delle doti spirituali dell'amata: acquistando così, con l’uso di metafore e simbolismi, un carattere qualitativo e intellettuale più elevato.
Nasce a Bologna, e poi si sviluppa a Firenze, città d'origine di quasi tutti i componenti del movimento stilnovistico, tra il 1280 ed il 1330. Il manifesto di questa nuova corrente poetica è la canzone di Guinizzelli "Al cor gentil rempaira sempre amore"; in questo componimento egli esplicita le caratteristiche della donna intesa dagli stilnovisti che poi sarà il cardine della poesia stilnovista.
PETRARCA
Nel Canzoniere Petrarca semplifica, depura, trasforma, tutto il repertorio della lirica amorosa volgare, definendo così modelli che si imporranno per secoli in tutta la letteratura europea. La donna è splendente e preziosa; in primo piano sono i suoi “capei d’oro a l’aura sparsa”, le nobili vesti, la bianca carnagione del volto, gli occhi luminosi; su tutte le cose che essa tocca si posa qualcosa di tenero, di leggero; i suoi movimenti si svolgono secondo pause e cadenze soavi; i fiori si raccolgono intorno a lei; ella appare su sfondi di natura appartata, dai contorni elementari e antirealistici, lontana dai rumori della folla e piena di delicata mollezza, in cui dominano erbette, aure, fronde, boschi ombrosi, ecc.; una serie di metafore ricorrenti accompagna la sua vocazione (il lauro, la fenice, la pietra, il diamante, ecc.) mentre ritornano insistentemente alcuni elementari giochi di parole (essenziale è quello Laura, il lauro, l’auro, cioè “l’oro”, e l’aura, cioè “l’aria”).
BOCCACCIO
Con Boccaccio si fa strada una particolare valorizzazione del ruolo della donna e del rapporto tra i sessi. Proprio l'eros e la sensualità femminile, tradizionalmente repressi e condannati, sono rivalutati con grande spregiudicatezza. Dal piano più elementare del puro istinto sessuale a quello più elevato della partecipazione passionale, l'amore non esiste senza il coinvolgimento del corpo.
In Boccaccio le donne acquistano dignità di personaggi per la prima volta nella nostra letteratura: la donna non solo è oggetto, ma anche soggetto di desiderio, né ha timore di esprimere i propri desideri erotici. La donna è anche capace di coraggio, dà prova di ingegno e di virtù, ma la sfera della sua azione è sempre ed esclusivamente limitata all'ambito erotico.
Boccaccio supera decisamente i limiti della concezione cortese dell'amore: questo diventa una forza eversiva che tende a una potenziale democrazia tra i sessi e tra i diversi ceti sociali. Tuttavia l'istinto erotico non arriva a mettere in discussione l'ordine borghese, ma solo i suoi aspetti autoritari e repressivi. Così, pur legittimando l'adulterio, Boccaccio non va contro il matrimonio: l'amore spesso si conclude con questo anche nelle novelle di ambiente cortese.
scientifica e letteraria del XIII secolo, ma anche violenta satira contro gli ordini monastici, la nobiltà, le donne e il matrimonio. La sua poesia esprime al più alto grado un acuto senso di osservazione, lucidità nel ragionamento e nell'esposizione.
La figura femminile evolve verso la figura di una "donna-angelo", intermediaria tra l' uomo e Dio, capace di sublimare il desiderio maschile purché l'uomo dimostri di possedere un cuore gentile e puro, cioè nobile d'animo; amore e cuore gentile finiscono così con l'identificarsi totalmente.
Con lo Stilnovo si afferma un nuovo concetto di amore, di donna: donna angelo, donna angelica. La donna, nella visione stilnovistica, ha la funzione di indirizzare l'animo dell'uomo verso la sua nobilitazione e sublimazione: quella dell'Amore assoluto identificabile pressoché con l'immagine della purezza di Dio.
All’opinione tradizionale, che faceva consistere la natura della nobiltà nell’antichità della famiglia e nelle ricchezze, si andava sostituendo l’opinione che vera nobiltà fosse solo quella delle opere individuali: cioè su una civiltà e una società feudali andavano prevalendo una civiltà e una società borghesi, comunali. All’equazione nobiltà = virtù personale, lo stilnovo sostituisce l’altra equazione, amore = virtù, da cui consegue che amore è segno di nobiltà, della vera nobiltà.
CECCO ANGIOLIERI
La donna-angelo diventa una creatura terrena, finanche volgare. Viene catapultata nei locali notturni. La sua poesia si caratterizza quindi per anticlericalismo, rappresentazione realistica e schietta dell'amore e della sessualità. All'amore spirituale contrappone quello sensuale, al motivo della lode quello dell'ingiuria, alla donna angelo quella volgare, alla celebrazione delle virtù morali l'elogio dei piaceri della vita.
Risiedendo nell’Empireo, Beatrice ha la possibilità di intercedere presso la Madonna e da lei far arrivare la sua richiesta di aiuto per Dante fino a Dio. Così Beatrice scenderà nel Limbo e chiederà aiuto a Virgilio perché guidi Dante verso di lei che a sua volta lo condurrà a vedere la luce eterna.
Ne le rime “petrose” Dante tematizza l'amore terribile e sensuale per la donna "Petra" con un poetare oscuro, crudo, drammatico che mette in forma la durezza e la crudeltà dell'amore di "Pietra" donna bella e insensibile.
I dati psicologico-fisiologici tanto cari alla poesia stilnovistica vengono ridotti al minimo. Una serie di metafore sottolineano il carattere contraddittorio e paradossale del rapporto con la donna, che è “dolce nemica”, che consola e distrugge, che dà nello stesso tempo vita e morte, che fa bruciare come fuoco e gela come ghiaccio. Il gioco di paradossi e di antitesi, che era stato alla base di tutta la precedente tradizione amorosa e cortese, viene dal Petrarca organizzato in un vero e proprio sistema, dove l’io poetico sospende ogni suo rapporto con la vita sociale e tende a rifiutare ogni giustificazione o fondamento esterno; ma nello stesso tempo esso si sente insidiato e turbato da quelle immagini splendide e caduche e dal suo persistente attaccamento all’effimera bellezza terrena di Laura.