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Il Medioevo è l'età storica che va dal 476 quando con le invasioni dei barbari tramonta l' Impero Romano d'occidente, al 1492 con la scoperta dell' America da parte di Cristoforo Colombo. Il nome Medioevo significa età di mezzo infatti esso sta tra la storia antica e la storia moderna, ed è caratterizzata nella prima metà da una stasi culturale.

Nei nostri programmi scolastici siamo abituati a credere che il periodo successivo alla caduta dell'impero romano sia stato un periodo oscuro, che verrà riscattato solo con l'avvento del Rinascimento. In realtà non è così: l'alto medioevo è stato un periodo molto importante dal punto di vista culturale e ha dato luogo a magnifiche espressioni artistiche nel campo dell'architettura, della gioielleria, della scrittura, e a innovazioni:

- nei monasteri si trascrissero centinaia di copie delle grandi opere;

- fu inventato il primo prototipo di pentagramma;

- si fondarono le basi degli stati nazionali;

- verso il Mille la rivoluzione agricola:(Gruppo di innovazioni fra di loro connesse):

    

Solo con il Romanticismo si cominciò a considerare positivamente il medioevo, come periodo nel quale si trovavano le radici degli Stati nazionali ed anche come periodo dominato dalla fantasia, dal sentimento, dalla fede: si vedeva nel medioevo il periodo cristiano per eccellenza.

Gli si riconoscerà di aver preparato le basi di quello che sarà l’Umanesimo (1400) e il Rinascimento (1500), ovvero l’Età Moderna.

 

A livello letterario un periodo tra l’età classica greco-latina e quella umanistico-rinascimentale con la nascita del volgare, e quindi della nostra lingua; restando il latino solo nella Chiesa e nelle opere più importanti (e questo fino al XVIII secolo).

Il Medioevo è stato un periodo di grande preminenza della Chiesa, sia come istituzione di potere: con i monaci, i conventi, le abbazie; che culturalmente, come unica istituzione che la tramandava ) e la faceva (Sant’Agostino, S.Tommaso).

Con la caduta dell’impero romano (476) in occidente per 4 secoli ci fu un periodo disgregante, fino a Carlo Magno che tra il 780/800 ricostruì nel centro Europa il cosìdetto Sacro Romano Impero, e acquisendo un potere politico temporale. La nostra penisola non era altro che un territorio da conquistare (Carlo Magno v/s i longobardi).

 

Nel natale dell’800 ci fu l’incoronazione ad imperatore di  Carlo Magno dal papa, diversamente dall’uso del tempo che si autoincoronavano, e questo a significare che il potere temporale proveniva da Dio ma era “certificato” dal Papa. Ne conseguiva che ove ci fossero necessità di difendere i princìpi religiosi l’imperatore sarebbe dovuto intervenire: nella difesa della cristianità contro gli arabi di Spagna prima e fino alle crociate, o alleandosi con il papa contro il nemico di turno.

Con l’episodio di Roncisvalle nasce, letterariamente, la Chanson de Roland: poema epico-cavalleresco, che canta le grandi imprese, le grandi gesta dei cavalieri i quali lottano (e con questo introducendo un nuovo elemento letterario)  per la fede, per la propria nazione ed anche per la donna. In Italia bisognerà aspettare l’Ariosto con l’Orlando Furioso.

Nel periodo carolingio nasce anche il feudalesimo: Carlo Magno ricompensava dando un “feudo” (un territorio) per i servizi ricevuti, e questo avveniva con una cerimonia vera e propria, l'investitura. In questo modo nascevano dei “signorotti” che, alleandosi e/o combattendosi fra di loro, diventavano sempre più potenti e l’autorità dell’imperatore andava sempre più scemando.

C’è inoltre la nascita dei cavalieri con caratteristiche della "nobiltà d’animo", come paladino delle vedove, dei deboli, dei poveri: questa figura farà nascere in letteratura il dolce stil novo.

E’ anche il momento delle crociate: predicando la riconquista di Gerusalemme, la Chiesa ammanta questa guerra come “santa” e chi vi moriva meritava il paradiso (in questo simile ai musulmani!); ma per lei era l’occasione per rimpinguire le casse.

Fu comunque un’occasione di commercio in un momento in cui la situazione era tutta bloccata: c’erano solo piccole città, né vie e né mezzi di comunicazione, le malattie, gli scambi solo a livello di baratto. E dunque con i movimenti di mezzi e uomini in tutta l’Europa cominciò ad affermarsi il commercio.

Il Medioevo fu un periodo di grande diffusione dei pellegrinaggi. Il monastero, l’Abbazia sono stati per molti secoli una piccola città, con la tendenza a essere autosufficiente dal punto di vista economico. In molti monasteri si è tramandata nel Medioevo la cultura classica, attraverso l'opera di copiatura delle opere antiche.

 

Nessuno dei 2 poteri (Chiesa – Imperatore) ha fatto qualcosa perché l’economia “curtense” si allargasse uscendo dalla ristretta cerchia delle rispettive corti.

 

GUELFI =pro-Papa con la cima delle loro torri piatte.

GHIBELLINI =pro-Imperatore con la cima delle loro torri a coda di rondine.

Si sono duramente combattute fra di loro fino al Concordato (non pace) di Worms: l’imperatore si sarebbe fatto eleggere nella Dieta (assemblea di principi), il Papa nel Concistoro dei cardinali. Al raggiungimento di questo accordo ha contribuito anche Dante con il “De Mònarchia”, che propugnava la teoria dei 2 soli, ognuno governi nei rispettivi ambiti/campi: spirituale il papa, temporale l’imperatore.

 

Il Medioevo si caratterizza anche per il grande potere enciclopedico (dalla filosofia all’astronomia, alla geografia, ecc..) della Chiesa, che era teocratico per mezzo del sapere, della cultura. C’era un forte simbolismo, con l’uomo non arbitro del suo destino ma una persona dalla potenza di Dio: se ti comporti bene, con la fede, la preghiera, l’ascetismo, allora dopo la morte potrai andare in paradiso. E  potrai maggiormente meri-tare questo premio non con la ricchezza, ma spogliandoti delle cose del mondo, delle ricchezze (S. Francesco), e molte volte donandole alla Chiesa!

Nascono due grandi ordine religiosi: i benedettini () tra il 550/800, e i francescani () intorno al 1200; due grandi filosofi: Sant’Agostino nel IV secolo, e San Tommaso d’Aquino nel XIII secolo.

C’è un trait-d’union che lega l’inizio e la fine fine del MedioEvo: la grande influenza avuta su Petrarca dalle Confessioni di Sant’Agostino.

 

Ed ora parliamo un pò della Divina Commedia.

 

Sono due i motivi per spiegare il titolo:

-  uno di carattere letterario, secondo cui col nome di commedia era usanza definire un genere letterario che, da un inizio     difficoltoso per il protagonista, si conclude con un lieto fine;

-  uno di carattere stilistico: infatti lo stile nonostante sia sublime, tratta anche tema-tiche tipiche di uno stile umile, secondo    l'ottica cristiana di accogliere anche gli aspetti più bassi del reale, pur di raggiungere il cuore di tutta l'umanità. 

 

È un poema:

  • didascalico perché si propone di insegnare qualcosa all'intera umanità, e

  • allegorico cioè sotto il significato letterale, c'è ne anche uno nascosto di tipo morale e religioso. 

 

L'opera è divisa in tre cantiche, lNFERNO, il PURGATORIO e il PARADISO, ognuna delle quali è formata da 33 canti, ad eccezione dell'Inferno che è formato da 34 canti in quanto contiene anche un’introduzione, detto PROEMIO.

Il linguaggio usato è diverso a seconda degli ambienti in cui ci troviamo, nell'Inferno sarà più volgare e basso, in Paradiso avrà un registro più elevato.

Ha uno stile medio, tra lo stile elevato o tragico e quello elegiaco o umile, secondo i differenti linguaggi usati.

E’ presente una marcata simbologia di numeri che sono il 3 (numero perfetto, trinita' cristiana), con i suoi multipli, (3 cantiche, 33 canti, 3 terzine, 9 cerchi ecc..); il 7, numero magico.

 

-  IL SIGNIFICATO LETTERALE: una narrazione fatta in prima persona del poeta stesso, di un viaggio da lui intrapreso nei    3 regni dei morti, cominciato nel 1300, durato circa 7 giorni 1 giorno e 1 notte per l'Inferno, 3 giorni e 3 notti per salire la            montagna del Purgatorio, poco più della metà di 1 giorno per il paradiso terrestre e il tempo rimanente per il paradiso                celeste. 

 

-  IL SIGNIFICATO ALLEGORICO MORALE:  Dante rappresenta l'uomo peccatore che guidato dalla ragione (Virgilio) e        dalla rivelazione o teologia (Beatrice) prende a considerare i vizi e i dolori umani, (inferno), emendare le male tendenze che    lo fecero peccare (purgatorio) e riacquistare l'innocenza battesimale (paradiso terrestre), si eleva poi illuminato dalla              rivelazione a conoscere le virtù soprannaturali e a meditare per contemplazione i misteri della divinità (paradiso); 

 

-  IL SIGNIFICATO ALLEGORICO POLITICO: specialmente nel primo canto, cioè la selva oscura che rappresenta la            società corrotta, piena di errori e di vizi, abitata dalle tre fiere, cioè la lussuria la superbia e l'avarizia, che aspetta un                principe, il veltro, che abbia morali spirituali, che ristabilirà il Sacro Romano impero e ricondurrà il Papato dentro l'orbita          delle cose spirituali (De Mònarchia). Infatti ci sono frequenti invettive contro  papi usurpatori del potere politico e                      imperatori    incuranti a ristabilire pace e ordine nel mondo. 

 

"Il riso uccide la paura, e senza la paura non ci può essere la fede. Senza la paura del demonio non c’è più necessità del timore di dio… il riso resta lo sfogo dell’uomo volgare, ma cosa succederebbe se per colpa di questo libro, uomini saggi andassero affermando che è possibile ridere di tutto, possiamo ridere di dio? Il mondo precipiterebbe nel caos. Perciò io sigillo quello che non doveva essere detto… nella tomba che ora divento." (Jorge da Burgos)

È dunque nel secondo libro della Poetica di Aristotele che si annida l’eresia paventata ed esorcizzata da Jorge; è proprio nel punto in cui si elogia il riso come forma d’arte e di sapienza che si autorizza a deridere la paura della morte e a dissacrare ogni valore della Fede.

Il riso capovolge l’alto con il basso, esalta lo stolto e dileggia il saggio, trova la sua massima espressione nella Festa dei Folli in cui viene rappresentato un mondo alla rovesciai.

Se poi è la massima autorità filosofica che nobilita questa forma oscena e insana di espressione e la innalza a valore di purificazione, allora deve essere distrutta ogni traccia che possa documentare tale eresia legittimando il distacco di Dio, l’infedeltà e la miscredenza.

(Da il film “Il nome della rosa”)

Storia della letteratura italiana: il Medioevo (V-XV secolo)

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