I due personaggi raffigurati svolgono un lavoro rude e pesante: in una cava di pietra spaccano la roccia con la sola forza fisica. Dei due uno è più anziano, è piegato su un ginocchio per spaccare i massi e Courbet lo raffigura di profilo. L’altro, più giovane, è intento a trasportare le pietre e viene raffigurato di spalle. Fa da sfondo alla scena il fianco di una montagna, si intravede solo un po’ di cielo in alto a destra. le due figure sembrano inserite quasi nel fianco del monte. Hanno volti inespressivi. Il lavoro che fanno è povero ed è una povertà non solo materiale ma anche interiore.
REALISMO FRANCESE
“Ho cinquant'anni ed ho sempre vissuto libero; lasciatemi finire libero la mia vita; quando sarò morto voglio che questo si dica di me: Non ha fatto parte di alcuna scuola, di alcuna chiesa, di alcuna istituzione, di alcuna accademia e men che meno di alcun sistema: l'unica cosa a cui è appartenuto è stata la libertà.” (G.Courbet)
Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) pittore francese, conosciuto come il leader del movimento, Courbet è pittore di composizioni figurative, paesaggi terreni e marini. Si occupa anche di problematiche sociali, prendendosi a cuore le difficili condizioni di vita e lavoro dei contadini e dei poveri. Il suo lavoro non può essere classificato come appartenente né alla scuola romantica, all'epoca predominante, né a quella neoclassica.
Courbet crede invece che la missione dell'artista realista sia la ricerca della verità, che aiuterebbe ad eliminare le contraddizioni e le disuguaglianze sociali. Per Courbet il realismo non ha a che fare con la perfezione del tratto e delle forme, ma richiede un uso del colore spontaneo ed immediato, in modo che l'artista ritragga anche le irregolarità della natura. Ritrae la durezza della vita e, così facendo, sfida il concetto di arte accademica tipico della sua epoca, attirando su di sé la critica di aver deliberatamente adottato una sorta di "culto della bruttezza".
Il quadro è considerato uno dei primi capolavori dello stile realista, e Courbet afferma che ha "ritratto le vere persone presenti alla sepoltura, tutte le persone del paese". Il risultato è una rappresentazione estremamente realistica del funerale stesso e della vita a Ornans. L'artista è pienamente consapevole dell'importanza della sua opera; dice infatti: "Il funerale a Ornans è stato in realtà il funerale del romanticismo”.
Tutta la scena esprime una condizione di abbrutimento psicologico oltre che materiale. Courbet è cinico e crudo nel rappresentare questa scena. Non gli dà alcuna intonazione lirica per esprimere la nobiltà di un lavoro; denuncia, invece, con un linguaggio obiettivo la reale situazione sociale dei lavoratori. Questo contenuto di polemica sociale era ovviamente poco accettabile dall’ordinario pubblico dell’arte, fatta soprattutto di persone ricche che, quindi, mal sopportavano la rappresentazione della povertà che era, implicitamente, un atto di accusa nei loro confronti. I poveri sono tali per consentire ai ricchi di essere ricchi: questo, in sintesi, l’atto di accusa dei quadri di Courbet. In questa tela oltre al soggetto, dal contenuto polemico, anche la composizione risulta inaccettabile per i canoni estetici del tempo: egli non vuole assolutamente proporre un’arte che trova nella bellezza una facile funzione consolatoria ma vuole proporre documenti visivi che creano lo shock della verità. Lo scandalo della sua pittura è che lui propone questi documenti etnografici nel campo dell’arte. Nel campo di un’attività che, secondo la mentalità ufficiale e borghese dell’Ottocento, era destinata solo alla bellezza, alla grandezza, ai fatti eroici ed aulici, ai grandi avvenimenti storici, ai grandi personaggi del passato e del presente. Courbet pretende invece di imporre la sua povera gente a persone che certo non trovavano valido vedere immortalati uomini e donne considerate a loro inferiori: lavoratori, servi, prostitute, emarginati e reietti della società.
Courbet
Honoré Daumier (Marsiglia, 26 febbraio 1808 – Valmondois, 10 febbraio 1879), pittore, scultore, litografo e caricaturista francese. Fece satira politica pagando di persona con un anno di carcere e pesanti censure
Daumier
Millet
Si tratta di un'opera in cui l'artista denuncia le condizioni sociali delle classe più povere del suo periodo. La rappresentazione è in linea con gli intenti del realismo, e ritrae una scena di vita quotidiana. Nella penombra di un vagone ferroviario figurano una dozzina di persone, sedute su due panche di legno, costrette a stare ammassate in uno spazio molto angusto. Le figure, sono ritratti come individui estranei gli uni agli altri, con lo sguardo perso nel vuoto, espressioni rassegnate, sofferenti e provate dalla stanchezza. Il tema stesso del viaggio, metafora della vita, è inoltre interpretato da Daumier in chiave molto drammatica, come una
Jean-François Millet (Gréville-Hague, 9 ott. 1814 – Barbizon, 20 gen. 1875) pittore. Nel periodo di Barbizon, si dedicò a rappresentazioni di scene agresti a metà strada tra il naturalismo e il realismo: i protagonisti dei suoi dipinti, contadini o persone delle classi più umili, sono ritratti con una grande dignità e forza d'animo. Sono queste le opere che vennero più volte richiamate da artisti come Vincent Van Gogh e Salvador Dalí.e francese.
esperienza desolante, e per questo l'artista cerca volutamente di non prestare tanta cura nella realizzazione formale.
I contadini di Millet, con i loro tratti rozzi, i corpi sgraziati, le mani nodose, "brutti", acquistarono una dignità e visibilità nuove e vennero presentate come figure eroiche, simboli di una nuova etica e coscienza sociale che scandalizzarono il pubblico. Le opere di Millet offrono una visione religiosa, morale e sentimentale del soggetto e con un accento intimamente autobiografico. Le situazioni contingenti e i momenti della vita quotidiana dei suoi contadini si caricano di una solennità che portano il tema stesso del lavoro ad assumere un'accezione universale.