top of page

Mozart era come “avvolto” nella famiglia: già a cinque-sei anni faceva il giro di tutta l’Europa, esibendosi nelle corti, nei palazzi nobiliari; il suo genio e il suo talento era ricercato ed esibito, e procurava enormi guadagni. Beethoven invece a 17 anni perdeva la madre e poi la sorella; e, con il padre devastato dall’alcolismo dovette sobbarcarsi il compito di pensare ai due fratelli lavorando come musicista e insegnante.

Negli ultimi anni del secolo, mentre Mozart moriva in solitudine e il suo corpo “buttato” in una fossa comune perché non aveva più un soldo (nonostante guadagnasse moltissimo, Mozart e la famiglia spendevano 5 volte di più!) Beethoven per seguire il suo istinto musicale si trasferì a Vienna, capitale europea della musica.

Mozart.....problemi  di  BEETHOVEN

Quest’oggi parleremo di Beethoven. Sì, ma… e Mozart che c’entra? (qualcuno direbbe, che c’azzecca?).

Infatti quando Beethoven nasceva (1770) Mozart ormai quattordicenne aveva già espresso quasi tutto il suo geniale, infinito talento.

Mozart nasceva da famiglia borghese con il padre valente musicista; Beethoven da una famiglia povera con il padre suonatore.

A Vienna ebbe modo di seguire gli insegnamenti di Haydn, di Salieri, di Schenk, ed altri, riuscendo a farsi apprezzare tanto che ci sono pervenute testimonianze di grande ammirazione.

«Caro Beethoven, Ella parte finalmente per Vienna per soddisfare un desiderio a lungo vagheggiato. Il genio di Mozart è ancora in lutto e piange la morte del suo pupillo. Presso il fecondissimo Haydn ha trovato rifugio, ma non occupazione; e 

Haydn

1732-1809

Schenk

1753-1836

Salieri

1750-1825

«Avete molto talento e ne acquisirete ancora di più, enormemente di più. Avete un'abbondanza inesauribile d'ispirazione, avete pensieri che nessuno ha ancora avuto, non sacrificherete mai il

«Lo stupefacente modo di suonare di Beethoven, così notevole per gli arditi sviluppi della sua improvvisazione, mi toccò il cuore in modo insolito: mi sentii così profondamente umiliato nel mio più intimo essere da non poter più toccare il pianoforte per diversi giorni [...] Certo, ammirai il suo stile vigoroso e brillante, ma i suoi frequenti e arditi salti da un tema all'altro non mi convinsero affatto; distruggevano l'unità organica e lo sviluppo graduale delle idee [...] la stranezza e l'ineguaglianza sembravano essere per lui lo scopo principale della composizione.»

(Testimonianza del compositore boemo Johann Wenzel Tomásek in un concerto di Beethoven del 1797)

Nel frattempo cominciava a manifestarsi la sordità, che nel giro di una quindicina d’anni sarebbe diventata totale!

Ma Beethoven suona divinamente, guadagnandosi l’ammirazione e l’amicizia della gente e diventando molto popolare, anche se i sintomi della sordità lo fanno apparire scontroso, e lui di questo ne soffre molto:

A Vienna si era ridotto a vivere in un sobborgo, quasi schivo, nonostante la gente lo adorasse: quando le sue mani si posano sui tasti del pianoforte tutto si sublima dando la reale sensazione di trovarsi in paradiso! Per paura che se ne andasse fanno una colletta per farlo restare a Vienna e non privarsi così delle sue incredibili, estasianti esibizioni:

«O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un'apparenza [...] pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Di anno in anno, deluso dalla speranza di un miglioramento [...] ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo [...] se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l'infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore.»

(Beethoven, 6 ottobre 1802[24])

«Il vostro genio ha superato i secoli e non vi sono forse uditori abbastanza illuminati per gustare tutta la bellezza di questa musica; ma saranno i posteri che renderanno omaggio e benediranno la vostra memoria molto più di quanto possano fare i contemporanei.»

(Lettera del principe russo Boris Galitzin a Beethoven)

«Noi, esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza.»

(Lettera di Beethoven alla contessa von Erdödy, 1815)

vostro pensiero a una norma tirannica, ma sacrificherete le norme alle vostre immaginazioni: voi mi avete dato l'impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime.»

(Franz Joseph Haydn in una conversazione con Beethoven, circa 1793)

La quinta sinfonia è come un compendio dell’opera di Beethoven, traduce in suoni un progetto ideale, emotivo: da una situazione di tensione e di conflitto ad un’affermazione conclusiva in cui i conflitti vengono trionfalmente superati!

Sembra riflettere, neanche troppo nascoste, vicende autobiografiche dell’autore: povero, botte dal padre, madre e sorella morte quando lui era diciassettenne, va a vivere a Vienna sperando di poter risolvere i suoi problemi, invece comincia a diventare sordo, insomma il Destino si era accanito contro di lui…Ma alla fine c’è il Trionfo contro il Destino!

«Voglio dunque abbandonarmi con pazienza a tutte le vicissitudini e rimettere la mia fiducia unicamente nella tua immutabile bontà, o Dio! [...] Sei la mia roccia, o Dio, sei la mia luce, sei la mia assicurazione eterna!»

(Citazione religiosa di Christian Sturm copiata da Beethoven nei Quaderni di conversazione, 1818)

.

Pur non essendo un assiduo praticante, Beethoven era  stato credente. Il suo avvicinarsi alla fede e al Cristianesimo crebbe negli anni più duri della sua vita, come testimoniano le numerose citazioni di carattere religioso che trascrisse nei suoi quaderni a partire dal 1817.

È in questo periodo, nella primavera del 1818, che Beethoven decise di comporre una grande opera religiosa. La colossale Missa Solemnis  richiese al musicista quattro anni di duro lavoro (1818-1822).

Beethoven aveva studiato a lungo le Messe di Bach e l'oratorio Messiah di Händel prima di cimentarsi nella composizione di questa importante opera, della quale nutriva grande considerazione, al punto di ritenere la composizione della Missa Solemnis come «la mia migliore opera, il mio più grande lavoro».

e all'intenzione di mettere in musica il poema An die Freude (Inno alla gioia) di Schiller. Attraverso l'indimenticabile finale che introduce il coro, l'innovazione nella scrittura sinfonica della Nona Sinfonia appare in linea alla Quinta, come l'evocazione musicale del trionfo della gioia e della fraternità universale sulla disperazione e la guerra. Essa costituisce un messaggio universale.

La sinfonia venne eseguita per la prima volta davanti a un pubblico in delirio il 7 maggio 1824 e Beethoven ritrovò il grande successo. È in Prussia e in Inghilterra, dove la notorietà del musicista era da tempo commisurata alla grandezza del suo genio, che la sinfonia ebbe l'accoglienza più folgorante.

Un’ultima considerazione a proposito della Missa Solemnis e in particolare dell’Inno alla gioia che ci fa capire quanto sia stato grande: ecco, dopo tutto quello che gli era capitato nella vita, lui che fa? Compone qualcosa di stupendo, di incredibile, una specie di rivincita: appunto L’inno alla gioia!

Ma ci rendiamo conto: alla gioia, non alla “sfiga”, alla tristezza, al destino ‘cinico e baro’! No! INNO ALLA GIOIA! Cioè ci invita ad innalzare il nostro animo verso il sublime! Proprio lui che avrebbe avuto tutti i motivi per avercela con il Padreterno!

Possiamo concludere con una specie di epitaffio che un grande della musica e suo contemporaneo, Franz Schubert,  disse di Beethoven nel 1827, appena dopo la morte:

«Egli sa tutto, ma non possiamo ancora capire tutto e passerà ancora molta acqua sotto i ponti del Danubio prima che tutto ciò che quell'uomo ha creato sia compreso dal mondo.»

Il padre di Mozart seguiva, assecondava, coltivava il genio del figlio; il padre di Beethoven, conoscendo il risultato di ricchezza, di agiatezza di vita che il genio di Mozart procurava alla famiglia, e rendendosi conto che Beethoven aveva doti musicali, avrebbe voluto ricavarne onori e ricchezza, e quando, ubriaco, tornava a casa obbligava il figlio a studiare ed esercitarsi, anche all’una alle due di notte, e delle volte con supplemento di botte e punizioni!

per mezzo suo desidererebbe incarnarsi di nuovo in qualcuno. Sia Lei a ricevere, in grazia di un lavoro ininterrotto, lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn.»

(Lettera del conte Ferdinand von Waldstein a Beethoven, 13ottobre 1792)

L'inizio della composizione della Nona Sinfonia coincise con il completamento della Missa Solemnis. Quest'opera ebbe una genesi estremamente complessa che si può fare risalire alla gioventù di Beethoven,

Le opere più conosciute, riprodotte e ricordate di Beethoven: 

 

  • La Terza è detta Eroica perché scritta in un primo tempo in omaggio a Napoleone, ma l'Autore se ne pentì quando costui si autoproclamò imperatore. 

  • La Quinta, definita "il destino che bussa alla porta", dalle note violente del suo incipit. 

  • La Sesta,  Pastorale, è di tema agreste e descrittivo. 

  • La Settima venne definita da Richard Wagner "Apoteosi della danza", per la ricchezza di ritmi e movimento. 

  • La Nona è chiamata Corale, perché prevede parti cantate da coro e solisti. Ed è l’inno Europeo.

  • Le Sonate più celebri sono "Al chiaro di luna", "Per Elisa" e "Appassionata"

  • La Missa Solemnis

bottom of page